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Vatican Museums

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Il Giudizio Universale

Michelangelo, 1541.

Quasi 30 anni dopo aver realizzato gli affreschi sulla volta della Cappella Sistina, Papa Paolo III incaricò l'artista di dipingere l'affresco più grande mai creato. Il Pontefice indicò l'argomento da affrontare: il Giudizio Universale, ispirato all'Apocalisse di San Giovanni. Il tema voleva essere un riferimento a ciò che era accaduto nella Chiesa negli anni precedenti: la Riforma protestante e il saccheggio di Roma.

Una volta terminato, nel 1541, il dipinto provocò lo scandalo e la critica più violenti, perché era considerato vergognoso che in un luogo così sacro fossero rappresentate tante figure nude, specialmente alcune coppie le cui posizioni potevano sembrare compromettenti. Secondo alcuni vescovi, l'affresco non era fatto per essere esposto in un recinto sacro come la cappella, ma era più adatto ad una taverna.

Michelangelo fu accusato di eresia e fu fatto un tentativo di distruggere l'affresco. Sebbene papa Giulio III fosse tollerante e non si preoccupasse dei nudi, alla sua morte si decise di coprire tutte le nudità dei personaggi rappresentati.

A causa della grandezza del lavoro e del numero di fatti e personaggi inclusi, è praticamente impossibile accorgersi degli innumerevoli e fantastici particolari contenuti nell'affresco. Per questo motivo, è necessario dividere tutta la superficie in diverse parti:

Al centro sono raffigurati Gesù Cristo e Maria. Il Redentore, rappresentato come Giudice supremo, ha il braccio destro alzato per impartire la giustizia divina; la serietà del suo viso mostra l'inflessibilità della sua decisione. Maria, d'altra parte, sembra afflitta e quasi rassegnata alle conseguenze del Giudizio, rannicchiandosi come impaurita sotto il braccio potente del Figlio. Attorno ai personaggi centrali, si scorgono i martiri. Michelangelo ha aggiunto dettagli per riconoscerli. Ad esempio, San Lorenzo tiene la griglia con cui è stato bruciato vivo a Roma mentre San Sebastiano porta le frecce con cui fu martirizzato

Sotto e alla destra dell'affresco cadono in disperazione i condannati da Dio in Giudizio, trascinati dagli angeli. In basso li aspettano i demoni per caricare i loro corpi nella barca di Caronte, che salperà sul fiume Stige diretta all'inferno. Il mitico Caronte, traghettatore infernale nella mitologia greca, collabora con i demoni colpendo selvaggiamente i condannati con il suo bastone.

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