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Il codice Hammurabi

Il Codice di Hammurabi è l'emblema della civiltà mesopotamica. L'alta stele di basalto nero eretta dal re di Babilonia nel XVIII secolo a.C. non è solo un'opera d'arte, ma anche un documento storico e letteraria e la raccolta legale più completa dell'antichità, prima delle leggi bibliche. Trasportato da un principe del vicino paese di Elam in Iran, nel XII secolo a.C., il monumento è stato esposto sull'acropoli di Susa tra altri prestigiosi capolavori Mesopotamici.

Il testo è redatto in scrittura cuneiforme e in lingua accadica. E' diviso in tre parti:
- un prologo storico che racconta l'investitura del re Hammurabi nel suo ruolo di "protettore dei deboli e degli oppressi", così come la formazione del suo impero e le sue conquiste
- un epilogo lirico che riassume il suo lavoro di giustizia e prepara la sua perpetuazione in futuro.
- un'ultima parte dove sono redatte le vere e proprie leggi. Quasi trecento leggi o sentenze che regolano la vita quotidiana nel regno di Babilonia.

Il Codice di Hammurabi ha innanzitutto valore come modello, come un trattato sull'esercizio del potere giudiziario, scritto dal punto di vista della scienza e del diritto mesopotamico. L'osservazione di altri casi simili non da' luogo alla dichiarazione di un principio generale e universale, vale a dire una legge. Non è infatti un codice di leggi nel senso in cui lo sentiamo oggi, ma piuttosto una raccolta di giurisprudenza. Le contraddizioni che si possono notare (due casi simili con risultati diversi) possono essere spiegati dal fatto che qui ci occupiamo di giudizi particolari dai quali sono stati rimossi gli elementi troppo intimi, ad esempio i nomi dei protagonisti. Poiché in Mesopotamia la giustizia era una prerogativa reale, Hammurabi presenta una scelta delle decisioni giudiziarie considerate più sagge prese nel corso del suo regno..

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